lunedì 29 luglio 2013

UNIAMO LE NOSTRE LOTTE


In Italia è in atto un tentativo di modifica delle istituzioni in senso autoritario. Il Governo Letta e la coalizione delle "larghe intese", che fino a questo momento non hanno prodotto nulla di utile per il Paese, hanno intenzione di muoversi a spron battuto verso la modifica della Costituzione.

Il loro obiettivo è quello di diminuire la Democrazia, ponendo le Istituzioni sotto il controllo dei partiti ancora di più di quanto già non siano. 

Dal momento che i partiti obbediscono ai grandi gruppi di interesse economici, la situazione in cui rischiamo di trovarci è quella di un Paese controllato dalle banche e dalla finanza in cui gli interessi della collettività non vengono nemmeno presi in considerazione.

Un Paese in cui i cittadini non hanno più nessuno che li rappresenti. 

Crediamo che tutti coloro che credono nella Democrazia debbano schierarsi in difesa della Costituzione, per evitare che una classe dirigente incapace ed in malafede sottragga a tutti noi i diritti e le libertà conquistati in anni di lotte e di impegno da generazioni di italiani.

E' giunto il tempo che tutti coloro che si impegnano per una società diversa si mettano insieme per un obiettivo comune: costruire il Paese che vogliamo. Perché le lotte per il lavoro, per la difesa dell'ambiente, per il diritto alla salute, per l'istruzione e la cultura, per i diritti civili, contro il razzismo ed ogni forma di fascismo sono lotte che devono unire tutti i cittadini democratici. Sono lotte di tutti.

E allora facciamo tutti lo sforzo di guardare ciò che ci unisce piuttosto che quei pochi particolari che potrebbero dividerci.

Prima di tutto difendiamo, insieme, la nostra bellissima Costituzione e poi, uniamo le lotte, le esperienze, le energie.

Perché il Paese vero siamo noi, non la finanza, non i mercati, non i politici al servizio di questi ultimi. 

Non possiamo e non vogliamo lasciarlo nelle loro mani.

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giovedì 25 luglio 2013

LA NUOVA SINISTRA

Una forza di sinistra fuori e contro il Pd – Alfonso Gianni (Il Manifesto)


25/7/2013
L’azione dal basso non basta, troppi cantieri mai aperti, serve un’assunzione di responsabilità. E da Messina, con l’elezione del nuovo sindaco, arriva un segnale.
Può succedere persino che un dibattito finora insabbiato nelle speculazioni sulle quotidiane interviste di Matteo Renzi o le facete proposte di congressi paralleli e convergenti fra grandi e piccole forze di una coalizione che dopo avere perso di fatto le elezioni si trova divisa fra governo e opposizione – pessimo oltre l’immaginabile il primo quanto inadeguata la seconda, se non altro per mancanza di insediamento sociale, si pensi solo all’astensionismo – riceva improvvisamente una scossa da nuovi fatti e argomenti. Quando succede non bisogna perdere l’occasione per tentare di rivivificare una sinistra d’alternativa che pare anch’essa “in sonno”.

Mi riferisco ad esempio all’esito di un’elezione paradigmatica, quella di Messina, su cui così poco si è ragionato. Ed è un peccato perché non si tratta di una tarda propaggine dei successi elettorali, alcuni già un po’ ingialliti, di Milano, di Genova, di Cagliari o di Napoli, ma di un risultato nuovo e originale, costruito completamente al di fuori del quadro politico dato e fondato sulla capacità di aggregazione dei movimenti, delle loro nuove pratiche di democrazia diretta, o, meglio, deliberativa e delle intelligenze politiche presenti al loro interno.



Sull’altro lato, quello del dibattito vero è proprio, si collocano con evidenza la discussione promossa da un supplemento all’ultimo numero di Micromega e due articoli pubblicati su questo giornale (Marco Revelli e Giorgio Airaudo in coppia con Giulio Marcon). Tutti questi hanno un tratto comune che va valorizzato: l’obiettivo della costruzione di una nuova soggettività politica della sinistra in connessione con lo sviluppo della sinistra diffusa nella società.

Se il tentativo di Micromega si era risolto con un mezzo insuccesso, secondo la severa autoanalisi dello stesso Paolo Flores d’Arcais, non era però trascorso invano, visto che nella sostanza soprattutto l’articolo di Revelli ne riprende i temi. In particolare quello della insufficienza di una azione dal “basso” e della necessità di un ente “catalizzatore”, ovvero «di qualcuno – un gruppo di donne e di uomini – che dall”alto’ dia un segnale con pochi semplici denominatori comuni», dalla difesa intransigente della Costituzione, al primato del lavoro, passando per la difesa dei beni comuni, per imporre all’Europa un cambio radicale della sua politica economica e al nostro paese una bonifica politica e morale.

Un compito tanto più urgente se si registra che anche Casaleggio, il guru di Grillo, prevede rivolte per autunno (c’è solo da stupirsi che non ci siano state finora) e queste rischiano di consumarsi in esplosioni isolate se non incrociano almeno un abbozzo di forza alternativa dotata di un programma e di una ferma determinazione di radicale cambiamento.

Una discussione di questo genere non può venire isolata in un resort, ma tanto meno lasciata all’equivoco delle primarie o delle tante promesse di cantieri della sinistra che mai si aprono e tantomeno si chiudono con un qualcosa di fatto. C’è bisogno di un’assunzione di responsabilità di quel quadro pensante, diffuso e privo di contorni partitici, ma pure esistente e resistente, intrecciato con esperienze di movimento, di ricerca intellettuale, di militanza sindacale, di costruzione di nuovo senso di sinistra nella società.

Non saprei dire quale è il numero delle questioni da porre per dare concretezza ad una simile discussione. Probabilmente più delle quattro cui fanno riferimento Airaudo e Marcon. Ciò che conta è il punto di partenza e la linea di direzione verso un possibile approdo, pur da verificare e rettificare quanto si vuole strada facendo.

La premessa non può non essere che la constatazione della morte dell’attuale centrosinistra. L’operazione è cominciata con il governo Monti, contando già su solide premesse; è stata ispirata, sostanziata e guidata dalle scelte della nuova governance europea; è approdata a «quell’odore marcio del compromesso» di cui ha scritto Barbara Spinelli, che è tale proprio perché a lungo covato. Solo il non esito, questo difficilmente prevedibile, delle ultime elezioni politiche ha fatto sì che Sel, contrariamente alla retorica governista sviluppata negli ultimi tempi, si trovasse all’opposizione e il Pdl per intero al governo.

Ma la Grosse Koalition non è un’invenzione dell’ultima ora. Parafrasando Giulio Bollati – quando parlava del fascismo, che è cosa diversissima, per dire che non era improvviso né imprevedibile – «il fenomeno può essere condensato in una formula: nulla è (nelle larghe intese) quod prius non fuerit nella società, nella cultura, nella politica italiana, tranne che (le larghe intese) stesse» da almeno 25 anni a questa parte. Infatti questa forma di governo a-democratica, prima ancora che tecnocratica, è la più congrua al capitalismo finanziario nel quadro europeo.

Il Pd è diventato il pivot di questa politica. Non ha senso proporsi di modificarlo all’interno (oltretutto tutti lavorano per Renzi) né attenderne la possibile implosione. Il “campo del cambiamento” va organizzato fuori e contro. La caduta del governo Letta è il primo compito di un’opposizione di sinistra che si rispetti e non può essere messo in ombra da calcoli congressuali. Se entro l’anno si giungesse a una grande manifestazione nazionale contro il governo, capace di raccogliere tutte le forze che ad esso si oppongono, questo sarebbe l’unico modo per cambiare tutte le agende politiche.

Coerentemente lo sbocco europeo deve essere ricercato nel campo della sinistra di alternativa su scala continentale. Serve una campagna di massa, capace di unire i temi della concreta sofferenza sociale con le cause che la provocano e che stanno nelle politiche di austerità di Bruxelles, ma a questa non si potrà poi dare una rappresentanza politica scelta nell’ambito di quel socialismo europeo che, a partire dalla Germania, si attrezza a essere garante di quelle politiche.

Le possibilità vanno raccolte da subito senza timidezza o pretese di primogenitura, ma avendo il coraggio di produrre scelte di campo nette e riconoscibili.

Per leggere l'articolo sul sito di Alba Nazionale clicca qui


martedì 23 luglio 2013

COMUNICATO STAMPA MOVIMENTO NO TEM: SULLA TEM INFORMAZIONE MANIPOLATA

In Italia esiste un oggettivo problema di manipolazione dell'informazione. I mass media (che si sia in ambito nazionale, regionale o locale) troppo spesso agiscono più per compiacere il potere che per controllarlo.
Le grandi opere sono un esempio evidente di questa tendenza. Un po' ovunque nel Paese si cerca di far passare progetti dannosi per il territorio, antieconomici ed espressione di un modello di sviluppo arretrato come soluzioni moderne ed efficaci da contrapporre alla crisi dell'economia.
Nella nostra zona possiamo portare l'esempio della TEM, opera ad altissimo impatto ambientale, che comporterebbe la perdita di ampie pozioni di terreno verde ed un aumento di traffico, rumore ed inquinamento a ridosso di numerosi centri abitati senza generare nessun beneficio per i cittadini. La Tangenziale Est Esterna non piace agli abitanti delle zone che dovrebbero esserne attraversate, ma è fortemente voluta da chi vuole speculare sul territorio. Sulla stampa e sulle televisioni locali però, spesso le notizia vengono riportate in modo da far apparire le cose diversamente, sia nel descrivere l'opera in sé, sia nel raccontare le reazioni della popolazione.

Qui di seguito riportiamo un comunicato stampa del Movimento No Tem emesso ieri ed avente come argomento proprio il comportamento scorretto dei mezzi di informazione.
Lo condividiamo e riteniamo che dovrebbe essere diffuso il più possibile, perché le persone hanno diritto di sapere come stanno realmente le cose.

COMUNICATO STAMPA DEL MOVIMENTO NO TEM
Dopo aver visto i vergognosi  servizi del TG Antenna 3 e Telicity 7 gold e gli  articoli pubblicati dall’agenzia di stampa Agenord relativamente all’assemblea pubblica che si è tenuta a Vizzolo Predabissi mercoledì, e costernati dalla palese manipolazione dei fatti, riteniamo  doveroso  informare I cittadini, a partire dal Sindaco Mario Mazza, le persone intervenute all’assemblea, e tutti coloro che seguono le vicende legate alla TEM, sulle mistificazioni di una stampa contigua e connivente con chi depreda i Beni e le finanze pubbliche arruolata a recepire incondizionatamente gli “ordini di stampa “del regime dell'asfalto.
Non parliamo della clamorosa partigianeria dei servizi creati ad hoc dall'Ufficio Comunicazione di Tangenziale Esterna SpA, perché ovviamente quelli fanno il loro sporco lavoro, ovvero vendere il loro pacchetto, ma appunto dei servizi dove tutto si vede e si legge tranne ciò che è successo realmente in sala.
Oggi non ci interessa spiegare le ragioni della nostra contrarietà all’opera, ma ristabilire un minimo di verità giornanlistica. All’Assemblea c’erano circa 100 persone, di cui almeno 50  provenienti dalle realta'  NO TEM. Erano presenti Legambiente, Associazione Parco Sud e WWF, ormai nemmeno di loro si dà più notizia. Ci fa piacere averli tra i dissidenti.
Gli interventi dei SI-TEM sono stati 4, come il numero di persone presenti ad affiggere I loro striscioni, fuori dalla sala, ad assemblea già iniziata ,forse grazie ad una regia ben architettata. I servizi televisivi si sono  “dimenticati” delle tante, troppe, voci contrarie, alle quali alla luce anche dei tanti applausi ricevuti sarebbe stato normale e democratico fare qualche domanda.
Forse I giornalisti avrebbero potuto porre ai vertici di TEM qualcuna delle domande a cui non hanno dato risposta, a partire da quella sui loro emolumenti annuali, che inspiegabilmente aumentano ad ogni bilancio.
Vi ricordate il MinCulPop? Quelli visti a VIzzolo l’altra sera paiono omuncoli prezzolati, mandati in giro a far riprese ad uso e consumo del padrone e quando la realtà offre qualcosa di diverso da raccontare, spengono microfoni e telecamere e si attengono alle “veline” impartite.

Noi ce lo ricordiamo  bene , cosa fu il Ministero della Cultura Popolare istituito nel 1937..

lunedì 22 luglio 2013

COMUNICATO NO TEM SUD MILANO SULLA CAVA DI VIZZOLO PREDABISSI

Pubblichiamo di seguito il Comunicato Stampa diffuso oggi da Comitato No TEM SUD MILANO in merito alla questione della cava di Vizzolo Predabissi, di cui abbiamo parlato in un precedente articolo (clicca qui per leggere).


Mercoledi 24 luglio alle ore 21.00 il Consiglio Comunale di Vizzolo Predabissi discuterà dello schema di Convenzione con Lambroscarl per la Cava di Prestito nel Comune di Vizzolo per attività estrattiva a favore della TEM.

A solo un mese dalla prima comunicazione del 19 giugno , quando ancora non è chiaro il destino del gigantesco buco che sarà lasciato dalla cava , quando ancora non si conoscono gli esiti dello studio geologico commissionato dal Comune , si approva in gran fretta la convenzione che darà il via libera ad un ennesimo scempio del nostro territorio. Un buco da un milione di metri cubi per una superficie di 250.000 metri quadrati di superficie. La cava è l'ultimo regalino che TEM ci lascia , come se non bastasse già tutto quello che ci aspetta.

Durante l'assemblea del 18 luglio scorso , una assemblea aziendale di TEM , in cui l'Amministrazione ha avuto un ruolo di comparsa passiva, si è parlato poco della cava, ma piuttosto, come al solito, lo staff di TEM ha manipolato la serata promuovendo il suo prodotto ( la TEM) come la panacea di tutti i mali del traffico lombardo e del Sud Milano minimizzando ,anzi annullando, qualsiasi problema ambientale e viabilistico. Una serata che di informazione trasparente e chiara e di partecipazione non aveva nulla, ma che è sembrata piuttosto un'operazione comunicativa di marketing e un atto dovuto per assolvere quell'obbligo minimo di confronto e per magnificare le opere e i benefici della TEM. Nessun aspetto negativo, rispetto alla cava, è stato sottolineato neppure dall'Amministrazione Comunale che ricaverà dalla coltivazione della medesima un introito in percentuale sul materiale estratto quantificabile dai 500 agli 800 mila euro nei tre anni di attività della cava. 

Diciamo NO alla svendita del suolo agricolo e alla logica della monetizzazione del danno ambientale. Per questo chiediamo ai consiglieri comunali di Vizzolo che hanno a cuore la tutela del territorio e una visione sostenibile e attenta di quello che si lascerà alle future generazioni di non votare questa convenzione per fermare la prepotenza e lo strapotere dei poteri forti che pensano di poter usare il nostri territori solo seguendo la logica di puro profitto.


Il Comitato No TEM del Sud Milano invita i cittadini ad essere presenti al consiglio Comunale e ,con la loro presenza, testimoniare la propria voce contraria alla realizzazione della cava: una ulteriore devastazione del territorio già pesantemente interessato dall'arrivo della TEM un'opera costosa e inutile che cambierà per sempre il volto dei nostri territori.


COMITATO NO TEM/COMITATO NO TEM SUD MILANO

lunedì 15 luglio 2013

LA PARABOLA DI PONTE VECCHIO

In un recente articolo di questo blog abbiamo avuto modo di parlare di Matteo Renzi (leggi qui).

In aggiunta a quanto espresso in quel testo, riportiamo un articolo pubblicato il 12 luglio scorso sul Manifesto a firma di Tomaso Montanari (clicca qui per leggerlo sul sito di Alba Nazionale).

Lo condividiamo in pieno, e pensiamo che offra ulteriori, utili spunti di riflessione.

Il “David ai fiorentini”, gli Uffizi “macchina da soldi”, la facciata simil michelangiolesca per San Lorenzo: Firenze, un luna park messo a reddito

Il noleggio di Ponte Vecchio alla Ferrari di Montezemolo per una cena elegante segna l’apice della strumentalizzazione del patrimonio artistico e dello spazio pubblico di Firenze. La vicenda è stata particolarmente imbarazzante per l’arbitrio con cui è stata gestita: il sindaco Renzi ha annunciato che il canone di 120.000 (di cui però nel bilancio comunale non sembra esserci traccia) avrebbe dovuto rimediare ad un analogo taglio alle vacanze dei bambini disabili (ugualmente non documentato). E l’opposizione in consiglio comunale ha svelato che almeno una parte delle autorizzazioni ai ferraristi è stata concessa solo il giorno successivo all’evento. E se questo pasticcio amministrativo conferma il sostanziale disinteresse di Renzi per un governo delle cose che vada oltre l’annuncio mediatico, il cuore ideologico dell’iniziativa merita un’analisi.

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Per secoli la forma del discorso pubblico, la forma della vita politica, la forma della civiltà stessa si è definita e si è riconosciuta nella forma dei luoghi pubblici. Le città italiane sono sorte come specchio, e insieme come scuola, per le comunità politiche che le abitavano. Le piazze, le chiese, i palazzi civici italiani sono belli perché sono nati per essere di tutti: la loro funzione era di permettere ai cittadini di incontrarsi su un piano di parità. È per questo che la Repubblica – lo afferma l’articolo 9 della Costituzione – nel momento della sua nascita ha preso sotto la propria tutela il patrimonio storico e artistico nazionale.

Negli ultimi trent’anni, tuttavia, il valore civico dei monumenti è stato negato a favore della loro rendita economica, e cioè del loro potenziale turistico. Lo sviluppo della dottrina del patrimonio storico e artistico come “petrolio d’Italia” (nata negli anni ottanta di Craxi) ha accompagnato la progressiva trasformazione delle nostre città storiche in luna park gestiti da una pletora di avidi usufruttuari. Le attività civiche sono state espulse da chiese, parchi e palazzi storici, in cui ora si entra a pagamento, mentre immobili monumentali vengono incessantemente alienati a privati, che li chiudono o li trasformano in attrazioni turistiche.
Come in un nuovo feudalesimo, le nostre città tornano a manifestare violentemente i rapporti di forza, soprattutto economici: da traduzione visiva del bene comune, a rappresentazione della prepotenza e del disprezzo delle regole democratiche.

Anche da questo punto di vista Matteo Renzi non inventa nulla, e si limita a cavalcare con la massima efficacia mediatica la tendenza, vincente, per cui la città non produce cittadini, ma clienti. Nel famoso pranzo di Arcore, egli ottenne che il 20% degli introiti del David di Michelangelo, massimo feticcio del desertificante turismo fiorentino, andassero al Comune e non allo Stato. Vale la pena di notare che quei proventi venivano indirizzati al bilancio di Capodimonte, a Napoli: che, grazie al leghismo gigliato di Renzi, si trovò da un giorno all’altro senza nemmeno la carta igienica. E “il David ai fiorentini” fu il primo messaggio alla pancia della città. Poco dopo Renzi ha dichiarato che «gli Uffizi sono una macchina da soldi se li facciamo gestire nel modo giusto». E quindi ha trivellato gli affreschi di Vasari in Palazzo Vecchio alla ricerca della Battaglia di Anghiari di Leonardo, spacciando per ricerca scientifica una penosa operazione di marketing delle emozioni che esaltava Dan Brown ai danni della conoscenza scientifica.

Insomma, straparlando continuamente di Brunelleschi, Leonardo e Michelangelo, il sindaco sta usando il patrimonio artistico fiorentino come “arma di distrazione di massa” capace di deviare l’attenzione dell’opinione pubblica dall’esercizio del potere: ha, per esempio, proposto di costruire la facciata che Michelangelo aveva progettato per San Lorenzo (sarebbe come scrivere una canto della Commedia partendo da qualche verso) proprio mentre firmava l’accordo per lo scellerato tunnel Tav che sventrerà una parte di Firenze.

Anche da questo punto di vista, tuttavia, Renzi non è un innovatore, piuttosto un conservatore estremista. Nel senso che estremizza, e vira in salsa mediatica, l’ormai secolare abitudine dei fiorentini di vivere di rendita alle spalle del loro passato. Un passato che non diventa leva di costruzione del futuro, ma una specie di parco giochi da mettere a reddito: come è stato chiaro quando Renzi ha messo il veto alla costruzione della moschea nel centro storico. A Firenze le periferie sono abbandonate a se stesse, ma la cartolina del centro è intoccabile. O meglio: ci si possono fare speculazioni edilizie (come lottizzare il Teatro comunale del Maggio, che Renzi vorrebbe liquidare), si possono espellere le librerie o immaginare facciate pseudo-michelangiolesche: va bene tutto quello che è funzionale alla servitù del turismo e alla rendita del passato. Dunque non la moschea, pericolosamente carica di futuro.

Il noleggio di Ponte Vecchio segna, tuttavia, un punto di non ritorno, perché svela il progetto politico e sociale del futuro leader della Sinistra italiana. Nella costituzione riscritta da Renzi la Repubblica – per ora il Comune di Firenze – favorisce la manifestazione delle diseguaglianze, inibisce il pieno sviluppo della persona umana, sottopone alla ferrea legge del mercato il patrimonio storico e artistico e il paesaggio della nazione.

PERICOLO RENZI

Mentre l'Italia risulta sempre più oppressa dal peso di una crisi creata e gestita dal grande potere finanziario europeo, la classe politica del nostro paese, che di quel potere è complice ed esecutrice materiale, è occupata a discutere del nulla, distraendo l'attenzione dei cittadini dall'operazione di attacco alla Costituzione che stanno preparando, proprio allo scopo di rendere possibile il totale asservimento delle nostre Istituzioni alle esigenze dei Poteri Forti.

In questo scenario già di per sé preoccupante, è in corso anche la lotta interna al Partito Democratico per la conquista del ruolo di Segretario e, di conseguenza, del controllo di quello che aspira ad essere il partito egemone sulla scena politica italiana dei prossimi anni.

Una cosa però sono le aspirazioni ed un altra le reali possibilità. Lo spettacolo che il PD  sta dando di se stesso negli ultimi mesi (ma che in realtà ha dato da quando è stato creato, unendo artificialmente, con la sola logica dell'accaparramento di voti in funzione elettorale, due formazioni che avevano più contrasti che punti di affinità) risulta a tratti ridicolo ed a tratti penoso ma comunque sempre intollerabile da parte di una forza politica che si autodefinisce di centrosinistra, ma che continua sistematicamente a tradire tutti quei valori che ai propri elettori dice di voler difendere.

E quegli elettori lo stanno infatti abbandonando. Ad ogni votazione i consensi sono sempre meno e le critiche sempre di più. Quando il PD ha vinto, questo è accaduto perché i suoi competitori hanno perso ancora più voti. Non si costruisce un Governo (di una città, di una Regione, di uno Stato) se non si ha un rapporto di fiducia con i cittadini e non si hanno idee. Ai Democratici mancano entrambi.

Che probabilità ci sono che il PD si rinnovi e trovi le forze per diventare il partito di cui parlano gli slogan? Praticamente nessuna, dal momento che il più probabile futuro capo del partito sarà Matteo Renzi che, da quando ha perso le scorse primarie, sta costruendo nell'ombra (ma neanche poi molto, a dire la verità) la sua riscossa.



Il Sindaco di Firenze sta aspettando come un predatore che la preda crolli al suolo sfiancata, per avventarglisi contro e prendersela una volta per tutte.

Questo lascia intravedere effetti devastanti. Per il Partito Democratico, che risulterà ancora più diviso al suo interno e potrebbe andare incontro ad una scissione.

Per l'Italia intera, che verrebbe consegnata ad un leader permeato da un ideologia conservatrice, vecchia e becera che, grazie ad una formidabile macchina mediatica, è riuscito a convincere molti italiani di rappresentare modernità e innovazione.

Un autentico favore all'Europa della finanza e a Berlusconi, (che avrebbe un alleato ancora più simile a lui), con l'istituzionalizzazione dell'inciucio e la costituzione di un blocco ultraconservatore PD-Pdl che priverebbe il nostro Paese di qualunque possibilità di cambiamento e di uscita dal degrado in cui si trova.

venerdì 5 luglio 2013

LETTA E BARROSO INAUGURANO LA SEDE DI EXPO 2015: UNA PAGLIACCIATA PER NASCONDERE I PROBLEMI REALI

Ci stiamo avvicinando sempre di più all’anno dell’Expo di Milano e l’inizio della costruzione delle opere più distruttive per il nostro territorio si avvicina sempre di più. Ci hanno venduto l’Expo 2015 come una grande opportunità per tutta l’Italia, che avrebbe portato investimenti e lavoro, che avrebbe migliorato le infrastrutture e facilitato il lavoro delle imprese sul nostro territorio.


LA REALTÀ CHE CI TROVIAMO DI FRONTE PERÒ È MOLTO DIVERSA!



Gli unici che guadagneranno dall’Expo saranno i palazzinari e i grandi costruttori mentre i cittadini e i lavoratori non ne trarranno nessun vantaggio, anzi!


Tre nuove autostrade verranno costruite nel territorio già estremamente urbanizzato della Lombardia, devastandolo ancora di più: la Tem, la Pedemontana e la BreBeMi.



Queste sono tutte autostrade che le autorità politiche dichiarano saranno costruite con soldi privati tramite il project financing, ma gli unici fondi sono quelli che il governo Letta ha stanziato nel decreto del fare. E mentre nuove autostrade vengono costruite con i nostri soldi, quelle vecchie stanno per essere svendute: è quello che succederà tra tre giorni alla Milano-Serravalle, che verrà privatizzata il 10 luglio.



Nel frattempo nel nostro territorio innumerevoli aziende stanno chiudendo o licenziando: dalle piccole alle medie fino alle multinazionali come l’Ibm, la Candy, la Nokia ecc. Nel nostro Paese non ci sono soldi per salvaguardare i posti di lavoro in settori chiave come quelli delle telecomunicazioni e del hi-tech, ma i nostri politici possono permettersi di regalare miliardi ai grandi appaltatori di queste opere inutili e dannose. Non dobbiamo più farci ingannare da questa casta politica legata a doppio filo agli speculatori. 
Solo con la lotta possiamo difendere il nostro territorio, il nostro lavoro, la nostra vita!


Il loro piano è chiaro: d’accordo con il grande capitale europeo vogliono trasformare il nord Italia in un immenso polo logistico. Tutte le aziende chiuderanno progressivamente e si moltiplicheranno supermercati, centri commerciali e cooperative della logistica, queste impareggiabili «fabbriche» di sfruttamento che ad oggi impiegano principalmente lavoratori immigrati, ma che domani potrebbero essere lo standard per tutti i lavoratori.


Per poter resistere a tutta questa devastazione, l’unica soluzione è unire tutte le nostre lotte, lottare fabbrica per fabbrica, vertenza per vertenza, cantiere per cantiere, organizzandoci per portare la nostra concreta solidarietà di attivisti su tutti i luoghi di lotta. Solo uniti possiamo vincere! 

Non lasciamogli regalare miliardi agli speculatori privati! 
Non lasciamogli devastare il territorio con opere inutili per salvaguardare i profitti di pochi! 
Non lasciamoci trasformare in un polo logistico preda dello sfruttamento delle cooperative!
Lottiamo contro chi svende e privatizza i patrimoni pubblici!
Lottiamo contro chi vuole chiudere le nostre fabbriche!
Espropriamo le imprese che licenziano e che de localizzano!
No all’Expo 2015! No allo sfruttamento! No al capitalismo!

Firmatari.
No Austerity coordinamento delle lotte 
Coordinamento Lavoratori e Cittadini della Sanità di Milano
Comitato No Debito Milano
No Tem
Rete di Sostegno Attiva Jabil

TEM: VOGLIONO APRIRE UNA CAVA A VIZZOLO PREDABISSI


Trascriviamo di seguito la riflessione di un caro amico e compagno (si può scrivere compagno?) di lotta contro la TEM: CAVA A VIZZOLO? NO GRAZIE 

Apprendo dal Cittadino che nel consiglio comunale del 19 giugno il Sindaco di Vizzolo Predabissi ha dato comunicazione che nel territorio Comunale sarà realizzata una “ cava di prestito” a favore della TEM per un milione di metri cubi di terreno 

Premetto che la precedente amministrazione Comunale, di Vizzolo Predabissi, a differenza di tutti gli altri comuni interessati, non firmò, nel 2007 , l'accordo di programma che dette il via libera alla TEM ( TANGENZIALE EST ESTERNA) in cambio delle cosiddette opere compensative, in quanto contraria al progetto TEM .

I lavori della TEM, hanno poi proseguito il loro infausto corso e tutti possono avere un'idea della devastazione ambientale che questa opera sta portando al territorio. Ovviamente di opere compensative non se ne vedono ed anche quelle urgenti, come la cosiddetta bretella Cerca Binasca a Melegnano o, per quanta riguarda il nostro territorio , la rotonda sul pericoloso incrocio a raso all'uscita di Casalmaiocco non sono state realizzate , né si sa quando lo saranno e se lo saranno . Così come non si sa più nulla delle decine di piste ciclabili promesse, di corridoi verdi, di futuribili parchi, di strade compensative volute dai vari sindaci, né di metropolitane per collegare il sud Milano con la città e potrei continuare .Tutte promesse che difficilmente saranno realizzate. 

Apprendo dunque, con molta amarezzsa e stupore, che ,proprio nel Comune dove per molti anni la passata Amministrazione, compatta, aveva combattuto per contrastare la TEM, non solo quest'opera sarà realizzata , come previsto, con tanto di svincolo, casello e viadotto sul Lambro , ma addirittura viene realizzata una cava enorme che darà il materiale per realizzare la TEM stessa. Mi sembra proprio che in questo caso si possa dire che “ oltre al danno anche la beffa.” Questa cava è una ulteriore offesa al territorio e a tutti i cittadini che stanno già subendo e subiranno troppo. 

Mi chiedo: ma non bastava già quel tratto della TEM così impattante sul nostro territorio? I cittadini di Casalmaiocco , Vizzolo, Dresano e Sordio non hanno già dato abbastanza in termini di vivibilità, con il transito della TEM con tutti gli annessi e connessi? Era proprio necessario realizzare , lì sul quel territorio già così martoriato, una cava da un milione di metri cubi di terreno? Cosa ne sarà poi di quel buco gigantesco oggi terreno agricolo? Si dice che forse, si ripristinerà il terreno ma è una ipotesi irrealistica. Ripristinare una cava con terreno di coltura, sarebbe un'operazione troppo costosa e impensabile, senza nessuna garanzia di realizzazione. E dunque ci rimarrà un nuovo buco, una cava di cui francamente non ne sentivamo il bisogno. Ma chi ci guadagna da tutto ciò? I soliti noti certo, la proprietà del terreno anzitutto, non certo i cittadini di Vizzolo e comuni limitrofi.



Non è forse il momento di terminare la continua distruzione di terreni agricoli per far posto alla cementificazione selvaggia che avvantaggia economicamente solo pochi interessi a discapito dei cittadini che hanno subito quest'opera e che ora si trovano davanti anche la cava?

Non lo so, a volte mi sento fuori dal tempo, mi dico che sto sbagliando, ma quando mi guardo intorno e vedo com'è diventato brutto e anonimo il nostro territorio, come dietro queste opere inutili ci sia una corruzione dilagante e interessi forti da proteggere, come i cittadini non possono e spesso si sentono impotenti perchè c'è sempre qualcuno che decide per loro, perchè non abbiamo politici coraggiosi e lungimiranti che abbiano una visione di sviluppo moderno e sostenibile, perchè non si comincia a pensare , nel nostro paese, alla qualità della vita , perchè all'estero, il paesaggio ha un'altra cura e l'agricoltura viene coccolata e sostenuta, allora capisco perchè quasi il 40% delle persone non voglia più votare e si sia perso l'amore per la politica quella con la P maiuscola non quella degli affari e delle grandi opere che spesso sono , da noi, anche in odore di collusione con la malavita organizzata .

Di questo passo , a causa di cave, poli logistici, urbanizzazione e opere infrastrutturali inutili che fine farà la nostra agricoltura? Non è forse proprio la nostra agricoltura di qualità una delle possibile vie d'uscita per un’ economia in continua agonia? Gli affari che stanno dietro le grandi opere hanno il sopravvento su tutto. Nuove colate di cemento si stanno abbattendo sul nostro territorio alla faccia dell'accattivante slogan di Expo 2015 “Nutrire il pianeta..energia per la vita” . Uno slogan appunto e tale rimarrà se la potente lobby delle grandi opere riuscirà , come sempre, ad anteporre l'interesse di pochi su quello di tutti. 

Luigi Visigalli
Componente coordinamento
COMITATI NO TEM